Punta Cana 2009 – diario di viaggio
Non potevo esimermi dallo scrivere la cronaca semiseria della vacanza estiva appena trascorsa nella repubblica dominicana. Qualsiasi viaggio è sempre un’esperienza e raccontarlo serve a fissare nella mente i bei momenti trascorsi. Luogo: Punta Cana; tempo: luglio-agosto 2009; personaggi principali: Mauro, la moglie Simona, Loris e la sua compagna Nadia; tema principale: esempio tipico di relax e divertimento. Tutto ha inizio il 29 luglio, all’alba. Il volo era fissato per il pomeriggio, ma la compagnia Livingstone (si chiama come il celebre Gabbiano!!!) aveva modificato gli orari e fissato il decollo alle 9.00 ora locale. La sveglia è fissata alle 4.00. Non ho praticamente dormito, mentre Simona, andando a letto presto, si sveglia riposata e pronta a partire. Dobbiamo essere all’aeroporto alle 6.30. Abbiamo però il primo ostacolo da superare. La macchina dovremo lasciarla al parking go, un parcheggio lungo termine che non ho mai usato e quindi abbiamo il dubbio di come raggiungerlo. Molti direbbero e il Tom Tom? L’amico di tutti gli automobilisti? Se si chiamava con un nome femminile forse mi sarebbe mancato, ma da quando me l’hanno rubato, non l’ho più ricomprato e mi sto riabituando ad andare “a naso”……ok ok al prossimo viaggio cercherò di acquistarlo (infatti come al solito sbaglierò strada!!). Arriviamo a Fiumicino e usciamo prima di raggiungere il Da Vinci (non è il liceo!!!) per cercare il parking go. Pensavo fosse più intuitivo, e solo al secondo tentativo becchiamo la via giusta. All’entrata del mega parcheggio c’è un’astronave tipo odissea nello spazio 2001 e mentre la guardo penso: non è di buon auspicio riflettendo su quanto è successo nel film (un must per coloro che non sappiano di cosa si tratti!!). Loris e Nadia ci raggiungono pochi minuti dopo e con un pulmino raggiungiamo il terminal C. Siamo tutti entusiasti, anche se abbiamo il dubbio del tempo (non è alta stagione laggiù nella terra dei Pirati). Foto di rito presso il bar, colazione non così abbondante, e finalmente entriamo al gate. Ovviamente parte la prima scommessa: chi farà suonare l’allarme del metal detector, paga la colazione. Simona è la prima, non dovrebbero esserci problemi, si toglie tutto, ma….c’è un ma, gli stivali Oaks di tela hanno il tacco che sconvolge i detector ed è costretta a toglierseli. Babbucce marca aeroporti di Roma al posto degli stivaloni nazionalsocialisti (mi piacciono tanto soprattutto quelli neri invernali, un must) e finalmente riesce a passare con gli stivali piazzati in qualche maniera lungo il nastro. Chiaramente penso che lo stesso non possa succedere al sottoscritto. Mi tolgo tutto, non lascio nulla al caso. La famigerata macchina però non ne vuol sapere e comincia a suonare….ma che cazzo è mi chiedo? Sono le fibbie delle mie scarpe Paciotti che Loris chiama le pantofole del sultano. A denti stretti mi tolgo le scarpe e non riesco a mettermi le pantofoline offerte dall’amministrazione. Ok, passeggio scalzo e finalmente sono oltre!!!! Ovviamente Loris e Nadia prendono tutti gli accorgimenti e non fanno suonare nulla…..persa la colazione!!! L’attesa è breve, l’aereo dovrà portarci a Milano Malpensa. Là cambio aereo (di lungo raggio) e destinazione La Romana che non è il film con Anna Magnani, ma è lo strano nome di un aeroporto di Santo Domingo……mah. Il volodi trasferimento è indolore, e atterriamo a Malpensa quasi in orario. L’attesa la trascorriamo nella sala d’imbarco di Malpensa gate B, brutta, con poche attrattive e negozi. Insomma, si vede che è una stazione morente. Ma signori, avete presente aereostazioni come Amsterdam oppure Bangok ? Lasciamo stare, che anche il Leonardo da Vinci merita severe critiche!!! L’aereo della Livingstone è di un colore bianco rosso, prima apparteneva alla Lauda air, la compagnia del noto pilota di F1. Prendiamo posto nella zona centrale, e ci prepariamo alle circa 10 ore di viaggio. Scatta il primo incoveniente. Giusto dietro di noi, ecco la famiglia terribile. Bambina di 18 mesi che quando piange, ti perfora i timpani. Bambino di 4 o 5 anni, faccia da deficiente, con gli occhiali tondi, aereo di metallo in mano per giocare, che grida e si butta per terra. Papà piuttosto allocco, che non interviene mai a sedare le piccole pesti e mamma che ci prova, ma poco convinta. Secondo me si lasciano entro breve tempo, con una grande crisi isterica. Ok, voi direte: ma si addormenteranno….seeeeee, ma quale dormita. La bambina dal pianto graffiante avrà preso il latte con la coca, ma di dormire nemmeno l’ombra. Il bambino faccia da schiaffi e pure un pochino coglione, riempie di calci le poltrone (Simona e Nadia ne sanno qualche cosa) e nell’unica ora in cui ero riuscito a prendere sonno, mi colpisce selvaggiamente con l’ala metallica del suo cavolo di aereo, svegliandomi e facendomi incazzare pesantemente. Ormai il sonno è perso, e spero nei film che proiettano a borso. Ma che……uno peggio dell’altro, veramente inguardabili (rock man mi pare e uno sulle playmate, insomma film di dubbio gusto che non rimarranno nella memoria!!!). Mancano ancora 4 ore, sto viaggio non passa mai. Loris è alle prese con un forte mal di testa, quasi da vomito, ci prepariamo con le varie bustine airsickness e i ragazzini terribili non aiutano. Trovo il tempo di piazzarmi un mini wargame (si, sono un pochino esaurito) e giocare in solitario lanciando il dado. Quando si dice schiavi delle passioni. Finalmente l’atteso annuncio del pilota: prepararsi all’atterraggio, stiamo per arrivare a La Romana. Il tempo sembra buono. Atterraggio un pochino incerto del comandante, qualche sobbalzo di troppo a causa del vento, ma si, here we come. Alla discesa dall’aereo una cappa di calore, caldo umido, tipico dei caraibi, non insopportabile. Loris è riuscito a non vomitare, ma mi tengo sempre le bustine per precauzione. Il controllo alla dogane non passa proprio indolore. Mi aprono tutte le borse a mano, forse vestito di nero e con la faccia da bastardo, avranno pensato che importassi droga o valuta. All’uscita dal piccolo aeroporto, ci attende Sabrina, l’assistente della compagnia viaggi. Ragazza di Roma che vive da 13 anni a Santo Domingo, sposata a un indigeno con un figlio. Scelta di vita coraggiosa, dettata da una vita non proprio semplice. Dimenticavo di dire che il viaggio non è ancora finito, dobbiamo coprire ancora circa un’ora e trenta di cammino per raggiungere Punta Cana, località Bavaro, all’estremità della repubblica dominicana che divide la grande isola caraibica con Haiti. Saliamo su un bel pulmino della premiata ditta Vargas con autista locale abbastanza ciccione e oserei dire tranquillo. Non è vero!!! Candido mi pare si chiamasse, solo di nome!!! Carichiamo le valigie e via parte la traversata. Beh, chi aveva già visitato il luogo, ci aveva avvertito dell’estrema povertà della regione. Attraversiamo villaggi e piccole cittadine piene di baracche, negozi approntati in maniera spartana, bambini sporchi e nudi che giocano di fronte le loro baracche, capannelli di persone ovunque senza alcuno scopo apparente, strade strette, rotte ( ok basta girare per Terracina e si trova anche questo paesaggio) e senza manutenzione. Insomma la povera vita dei dominicani appare in tutta la sua chiarezza. Non parliamo dello stile di guida del posto. Il nostro autista corre, evita la moltitudine di buche in maniera abbastanza spericolata e questi pseudo autisti li ho visti solo in Egitto oppure alla guida di un suk thailandese!!! Speriamo bene. Con gran sollievo arriviamo alla zona turistica, perimetrata e controllata, visto l’alto tasso di delinquenza del paese. Il complesso Barcelò è molto grande, occupa diversi chilometri lungo la spiaggia e accoglie clientela internazionale proveniente da tutto il mondo. Nessun problema alla reception, Simona e Nadia sono stanche, no, di più, in pratica calcolando il fuso orario, sono appena le 6 del pomeriggio, ma è circa 20 ore che siamo in viaggio. Alle 20 decidiamo di andare a cena in uno dei sei ristoranti del complesso. Nadia non ce la fa, rimane a riposare. Simona, affamata, ma stanchissima, ci prova anche se pare uno zombie. Loris combatte con il suo mal di testa (ci siamo liberati della famigliola terribile, ma il mal di testa è rimasto!!!). Chiaramente noi uomini duri siamo ancora in piedi, nervosi, poco lucidi, ma ancora in piedi. Raggiungiamo un ristorante in riva al mare, chiamasi La Brisa, ci sediamo, cerchiamo di mangiare qualche cosa, ma la stanchezza è tanta. Riaccompagno Simona in camera e con Loris vado a cercare da mangiare qualche cosa per Nadia. Non troviamo nulla e alla fine, pensando che ormai la tipa dorma e che non abbia bisogno di mangiare, torniamo alle nostre camere, belle, spaziose e con lettoni che chiedono solo di essere usati. Fatico ad addormentarmi, ma alla fine la stanchezza trionfa. Fine della prima massacrante giornata.
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