Il soldato dimenticato IV
Continuiamo la saga del nostro soldato franco-tedesco in Russia.
Non posso capire una parola di quelo che i Polacchi stanno dicendo, ma in ogni caso riesco ad afferrare che essi stanno tentando di venderci alcune uova. E’ la nostra malasorte che non siamo ancora stati pagati. Pochi di noi hanno del proprio denaro. E’ come la tortura di Tantalo, dal momento che ormai siamo disperatemente affamati. In una corsa improvvisa, mani avide si lanciano nei canestri. Le uova sono rotte e i colpi scambiati in silenzio: entrambe le parti hanni paura delle rappresaglie. Non mi comporto troppo malamente. Uno dei miei piedi è brutalmente calpestato, ma nulla di peggio accade, e alla fine ottengo sette uova. Corro per riunirmi al mio gruppo, e offro due uova a un giovane grasso austriaco, che mi fissa stupito. Mangio le cinque uova che sono rimaste, insieme con una buona parte dei loro gusci, in meno di cento yarde.
Arriviamo al poligono. Ci sono almeno mille uomini, e gli spari sono continui. Marciamo fino a un gruppo di uomini armati, arrivati per incontrarci, e prendiamo le loro armi. Prendo 24 cartucce, che userò quando sarà il mio turno, non tante come quelle prese da alcuni uomini, ma nella media. Le uova iniziano a lavorare nel mio stomaco, e non mi sento affatto bene. La notte arriva. Siamo tutti famelici. Lasciamo il poligono con le nostre armi sulle spalle. Altre compagnie se ne vanno in altre direzioni. Marciamo giu per una stretta strada ghiaiosa che non appare essere la stessa di quella che prendemmo al nostro arrivo.
Infatti, dobbiamo camminare quattro miglia a passo veloce, cantando, prima di tornare al dannato castello. Sembra che cantare mentre si marcia, sia un eccellente esercizio repsiratorio. Dal momento che non sono morto, i miei polmoni devono essersi trasformati in soffietti quella sera.
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