Il soldato dimenticato XV – pertenza per il fronte
30 ottobre 1942. Una volta ancora ci troviamo nel cortile sotto questa dannata pioggia. Danno a ognuno di noi un Mauser registrato e 25 caricatori. Non so se è una reazione a ricevere queste armi, ma noto che ogni soldato è diventato pallido. Certamente possiamo tutti giustificarci per questo: nessuno nella compagnia ha più di 18 anni. Io stesso ne avrò ancora diciassette per altri due mesi e mezzo. Il tenente nota la nostra confusione, e per sollevare i nostri animi ci legge l’ultimo comunicato della Wermacht. Von Paulus è sul Volga, von Richtofen è vicino Mosca, e gli anglo-americani hanno subito grandi perdite nei loro tentativi di bombardare le città e i paesi del Reich. Il nostro ufficiale sembra riassicurato dalle nostre grida di risposta di “Sieg Heil”. L’intera 19th compagnia sta sull’attenti di fronte la bandiera.
Laus, il nostro sergente, è là, con elmetto e completamente equipaggiato. Al suo fianco porta una lunga pistola automatica in una custodia di pelle nera, che luccica sotto la pioggia. Stiamo tutti in silenzio. L’ordine di muoversi suona come un improvviso suono di un fischio di un treno espresso: Achtung! Rechts um (fianco destro). Via (Raus)!
In tre, lasciamo il posto che era stato la nostra casa durante la nostra prima esperienza nell’esercito. Attraversiamo il ponte di pietra per l’ultima volta, e partiamo per la strada che ci portò qui un mese e mezzo fa. Guardo dietro diverse volte alla imponente massa grigia dell’antico castello Polacco che non rivedrò mai più, e mi sarei arreso alla malinconia se la presenza dei miei compagni non avesse sollevato il mio animo. Arriviamo a Bialystok, un mare di uniformi verdi, e marciamo verso la stazione.
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