Il soldato dimenticato XX – Verso Minsk
Nel corso della sua strigliata ci aveva fatto capire, abbastanza giustamente, che se non potevamo sopportare un po’ di freddo e un vago, possibile pericolo, noi non saremmo mai sopravvissuti al fronte. Sarebbe stato certamente idiota essere uccisi da qualche anarchico prima di aver potuto vedere qualche cosa. Stavamo viaggiando attraverso una foresta di pini tozzi, coperti dalla neve. Avevo un mucchio di tempo per riflettere il problema di coscienza che il sergente mi aveva inculcato. Il nord della Polonia sembrava essere scarsamente popolato. Avevamo superato solo pochi piccoli villaggi. Improvvisamente, proprio di fronte al treno, notai una figura correre accanto ai binari. Non pensavo che potevo essere la sola persona che l’avesse notato, ma apparentemente nessuno nei vagoni di testa stava facendo qualche cosa. Rapidamente misi il mio Mauser in posizione utile, e presi la mira verso qualcuno che poteva essere un terrorista.
Il nostro treno stava procedendo molto lentamente: un perfetto obiettivo per una bomba. In pochi minuti ero all’altezza dell’uomo. Non potevo scorgere nulla di inusuale in lui. Era probabilmente un boscaiolo polacco che era venuto per curiosità. Mi sentivo sconcertato. Ero stato sul punto di far fuoco, e ora nulla sembrava giustificarlo. Mirai deliberatamente sulla sua testa e tirai il grilletto. Lo sparo scosse l’aria, e il calcio del mio fucile colpì violentemente la mia spalla. Il povero tipo scappò via il più velocemente possibile, ovviamente temendo il peggio, e sentivo certamente che la mia sconsiderata azione aveva creato un altro nemico del Reich. Il treno mantenne la sua velocità, e pochi minuti dopo Laus apparì, continuando la sua infinita ronda malgrado il freddo. Mi lanciò uno sguardo curioso.
Avevamo deciso di prestare servizio a turno. Mentre due di noi controllavano, il terzo avrebbe cercato di scaldarsi sotto il telone. Eravamo stati sul treno per circa 8 ore, e ci sentivamo preoccupati per la notte, che sarebbe stata trascorsa indubbiamente in queste condizioni. Venti minuti prima avevo preso il posto di Hals, e per ventiquattro minuti ero stato incapace di controllare il mio violento tremolìo. La notte si stava avvicinando; forse anche Minsk. Il treno si muoveva lungo un solo binario. A Nord e a Sud eravamo circondati dalla foresta scura. Nell’ultimo quarto d’ora il treno accellerò, e tale fatto avrebbe indubbiamente causato le nostre morti per congelamento. Avevamo anche consumato una gran parte delle nostre razioni per mantenerci caldi
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