Il soldato dimenticato XXIII – Ourlka!-
Specie di vie di transito erano state costruite con assi e altri oggetti solidi buttati in mezzo a tutto questo caos. Di quando in quando cedemmo il passo a una donna russa carica di provviste, e sempre seguita da quattro o cinque bambini che ci fissavano con occhi rotondi attoniti. C’erano anche molti negozi curiosi le cui finestre rotte erano state rimpiazzate da tavole o sacchi ripieni di paglia. Hals, Lensen, Morvan e io entrammo in diversi di questi per curiosità. C’era sempre un mucchio di grandi vasi di terracotta dipinti di vari colori, che contenevano o piante immerse in un liquido, verdure essiccate, o un curioso sciroppo denso che era la via di mezzo fra marmelllata e il burro.
Dal momento che non sapevamo tanto bene dire hello in Russo, entravamo sempre in questi posti parlando fra noi. I pochi russi che erano all’interno immancabilmente assumevano un atteggiamento fra l’ansioso e il sorridente, mentre il proprietario o il conduttore del negozio si avvicinava con un sorriso accattivante e ci offriva grandi assaggi di questi prodotti, in un tentativo ovvio di placare i fieri guerrieri che loro immaginavano noi fossimo. Ci davano spesso una fine farina giallognola da mischiare in questo sciroppo il cui sapore era lontano dall’essere sgradevole, in qualche modo ricordava il miele. Il solo aspetto scoraggiante era una sovrabbondanza di grasso. Posso ancora vedere le facce di quei Russi, che ridevano quando mandavamo giu questo prodotto e pronunciavano una parola che sembrava piuttosto un “ourlka”. Non fui mai sicuro se questo significasse mangiare o fosse semplicemente il nome del preparato. Ci furono giorni quando noi realmente ci rimpinzavamo di ourlka, e in ogni caso non ci impediva dall’apparire puntuali alle undici del mattino al pranzo ufficiale.
Hals accettava qualsiasi cosa i russi gli offrissero con così tanta gentilezza. Qualche volta lo trovai molto rivoltante, allungando la sua gavetta alla generosità di questi mercanti sovietici quando versavano nella gavetta delle misture che si assomigliavano l’un l’altra nella loro consistenza approssimativa e acquosa. Qualche volta la sua gavetta aveva una combinazione della famosa ourlka, grano arrostito, aringa salata tagliata a pezzi, e altri diversi ingredienti. Qualunque cosa fosse il preparato, Hals lo divorava con chiaro gusto, come un grande porco. Se si eccettua questi momenti di distrazione intervallati ai nostri molti lavori, scarsamente avevamo tempo di divertirci. Minsk era un centro importante di rifornimento per l’armata, dove i convogli erano costantemente caricati e scaricati.
La vita per le truppe in questo settore erano certamente ben organizzata. La posta era distribuita, c’erano film per i soldati in licenza – noi non avevamo il permesso di vederli, biblioteche e ristoranti gestiti da civili russi, ma riservati interamente ai soldati tedeschi. I ristoranti erano troppo costosi per me e non ci andavo mai, ma Hals, che avrebbe sacrificato qualsiasi cosa per un buon pasto, spendeva tutto il suo denaro in questi posti, e una certa parte anche dei nostri! L’accordo era che ci avrebbe fornito un dettagliato resoconto della sua esperienza, che assolveva fedelmente, con molti abbellimenti. Sbavavamo con piacere quando lo ascoltavamo.
Eravamo molto meglio nutriti qui che di quando stavamo in Polonia, e potevamo integrare le nostre razioni spendendo poco-e ne avevamo realmente bisogno. Il freddo in quei giorni iniziali di dicembre era diventato estremamente acuto, ed era sceso a meno cinque gradi sotto zero. La neve, che cadeva in grande abbondanza, non si scioglieva mai, e ce n’era già oltre tre piedi in qualche posto. Evidentemente questo rallentò il movimento dei rifornimenti al fronte, e , secondo le truppe che ritornavamo dalle posizioni avanzate dove il freddo era ancora più aspro che a Minsk, i poveri tipi erano costretti a dividere le razioni che erano già ridicolosamente ridotte al minimo. Il cibo insufficiente combinato al freddo produsse molti casi di polmonite e di congelamento .
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