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Il soldato dimenticato II
Dopo il benvenuto militare officiale, marciamo nel piazzale circondato da mura di questa formidabile fortezza. Viene chiamata l’adunata. Coloro che hanno già risposto formano un altro gruppo che diventa più grande, mentre il nostro diminuisce. Il piazzale è affollato con ogni tipo di veicolo militare e con cinquecento soldati pienamente equipaggiati che sembrano in attesa di partire. Siamo spediti ai nostri alloggi a gruppi di trenta. Un uomo anziano ci chiama: truppe di ricambio, da questa parte. Concludiamo da ciò che gli uomini ammassati presso i camion stanno lasciando questa abitazione regale, tale fatto spiegherebbe le loro facce piuttosto cupe. Due ore più tardi apprendo che la loro destinazione è da qualche parte nell’immensità della Russia. Russia significa la guerra, di cui, tuttavia, non so nulla. Ho appena messo il mio pacco giù sul letto di legno che mi sono scelto quando ci ordinano di ritornare nel piazzale. Sono circa le due del pomeriggio, e tranne che per i biscotti che avevamo preso a Varsavia, non abbiamo avuto nulla da mangiare da quando pane di segale, formaggio bianco e marmellata ci erano stati dati la sera prima quando ci stavamo dirigendo verso la Polonia. Questo nuovo ordine deve essere connesso con il pranzo, che è già in ritardo di tre ore.
Ma niente affatto. Un sergente (feldwebel) on un maglione propone con aria ironica di dividere la sua nuotata con noi, come un aperitivo. Ci fa “trottare” a un passo ginnico intenso per circa tre quarti di miglio fino a una piccola piscina sabbiosa alimentata da un piccolo corso d’acqua. Il sergente, che ha perso la sua faccia sorridente, ci ordina di spogliarci. Sentendoci in quache modo ridicoli, siamo ben presto nudi. Il sergente si tuffa nell’acqua per primo, e ci fa segno di seguirlo. Ognuno scoppia a ridere, ma nel mio caso, almeno, il riso è in qualche maniera forzato. Il tempo è certamente bello, per una camminata, ma non per una nuotata. La temperatura dell’aria non può essere più di quaranta, e l’acqua, quando con riluttanza immergo il mio piede, è veramente molto fredda. In quel momento, un violento spintone, accompagnato da un ironico riso, mi fa finire in acqua, dove nuoto vigorosamente per evitare di svenire. Quando emergo, tremando, dal tuffo, convinto che entro la serata sarò in infermeria con la polmonite, cerco ansiosamente l’asciugamano che è indispensabile dopo una tale espereinza! Ma non ce n’è uno!!! Nessuno ne ha uno!! La maggior parte dei miei camerati non hanno nulla eccetto una maglietta a maniche lunghe che serve anche come maglietta nella Wehrmacht, e le loro giocche da lavoro, che indossano sulla loro pelle nuda. Sono fortunato perchè ho un pullover, che protegge la mia pelle da bambino dall’indumento ruvido.