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Il soldato dimenticato VIII
Mi ritrovai nel cortile in compagnia di quel dannato tizio della Lorena, che non parlava mai di nulla ad eccezione dei suoi studi di medicina. Dato che prevedevo di lavorare come meccanico con mio padre, trovo tutto questo bla bla bla abbastanza noioso. A che cosa serve pensare al futuro da civile quando sei appena entrato nell’esercito?
Non ci sono ancora ordini per noi. Cammino in giro abbastanza liberamente, e per la prima volta osservo i dettagli di questo imponente edificio. Ogni cosa è di scala colossale. La scala più piccola è almeno larga 18 piedi, e l’intera massa è così imponente che quasi dimentico il suo sinistro aspetto. Oltre l’entrata e parallelo ad esso, sorgono gli spalti. Un altro blocco è composto di quattro torri come quelle del porticato, completa il gruppo di edifici. L’intera massa mi piace e mi impressiona allo stesso tempo, e sento, in questa scenografia Wagneriana un senso di quasi invincibile potere. L’orizzonte tocca la vasta foresta verde scuro da ogni dove.
La principale caratteristica dei giorni che seguono è una specie di robusto piacere. Imparo a guidare, prima un grande motociclo, poi una volkswagen, e anche una jeep. Divento così fiducioso che guidare queste macchine sembra un gioco da bambini, e sono capace di maneggiarle in ogni circostanza. Ci sono 15 di noi che si passano gli ordini a vicenda senza sottomettersi ad alcuna autorità, e ci divertiamo, come i ragazzi che siamo.