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Passioni…..
beh, volevo continuare la mia analisi storica sulle bufale della resistenza (o storie parziali), ma è sopraggiunto un fatto che mi ha fatto riflettere, o meglio, mi hanno fatto notare un aspetto di cui ero già a conoscenza, ma non pensavo che fosse così evidente. E’ un post prettamente personale, che parla di me e con la massima sincerità, quindi non interesserà sicuramente il navigatore occasionale. Non amo parlare di quello che penso o sento, ma è un modo come un altro di chiarire e chiarirmi. Nella mia vita ci sono 4 passioni: mia moglie, i wargames o meglio la storia militare, i computer e da ultimo la scuola (parlo di passioni, non ovvi legami familiari). Forse semplicistico, ma serve sinteticamente a riassumere la mia vita. Rimandando ad altra sede la spiegazione sulle prime tre, mi soffermo su quella passione che ho conosciuto più tardi, cioè la scuola e il mondo dell’insegnamento. Come molti sanno, fino al 99 avevo sempre unicamente lavorato nel mondo dell’informatica e francamente non consideravo altre strade. Improvvisamente, una mattina riuscii a trovare il tempo di andare a una convocazione e per caso fui catapultato nella scuola. Non so, fin dal primo giorno fu una scoperta, mi sentivo a mio agio ed ero contento di avere di fronte una platea giovane a cui trasmettere nel piccolo qualche cosa. Decisi fin d’allora di cercare di rimanere in quel mondo. Dopo 3 anni, però, la passione non era scemata, ma ero stufo di andare da una scuola all’altra senza incarichi precisi e poi avevo sempre i miei computer. Ci misi una pietra sopra. Ma nel 2004? il segretario del liceo da vinci si ricordò di me per una piccola cattedra d’inglese al liceo da vinci (ehi, si ricordava di quel professore niente male!!!) e mi convocò. Accidenti, in pochi mesi ero di nuovo in ballo e la passione mi rapì di nuovo. L’anno successivo non sapevo bene cosa sarebbe successo, ma mi ritrovai in quel liceo e conobbi due classi prime della nuova ala del pedagogico. Non so, ho sempre preferito insegnare nel triennio e e non sapevo bene come prendere allievi/e così giovani. Lentamente i dubbi svanirono e giorno dopo giorno, settimana dopo settimana, mese dopo mese, mi legai a doppio filo a questi alunni/e. Li sentivo “miei”, dovevo trasmettergli dei valori positivi, dei modelli di vita, insomma dovevo non solo insegnargli inglese, ma cercare nel piccolo, attraverso i fatti quotidiani di renderli degni studenti e dei ragazzi/e quanto meno seri e responsabili. Anche quest’anno avevo cominciato con il solito piglio, sparato e desideroso di fare, avendo sempre un occhio di riguardo con le mie terze del pedagogico. Apparentemente ero tutta ordinaria amministrazione. Non avevo considerato il fatto, però, che anche altre classi avrebbero avuto bisogno di attenzione e quindi, vedendo che i prof del corso pedagogico erano disponibili e costruttivi, lentamente ho cominciato a non occuparmi più in maniera assidua dei sempre cari allievi. Ero distratto da mille altre cose, ma non mi preoccupavo, non ero più il loro punto di riferimento, diciamo il fiduciario e vedevo che anche loro quando ero in classe, avevano cambiato atteggiamento, un pochino più distaccati. Da un lato ne ero dispiaciuto, dall’altro mi dicevo….Mauro, hai fatto tutto quello che c’era da fare, ora sono “cresciuti”, teste diverse, aspettative diverse, ed è giusto così, è bene che ci siano altri modelli per questi ragazzi. Come dico sempre, il mondo non ci gira intorno, tutti siamo utili, ma nessuno è indipensabile. E poi arriviamo alla discussione di martedì, in cui il IIIaped nella sua interezza mi chiede direttamente cosa avessi fatto e perchè mi ero allontanato da loro. Beh, cado dalle nuvole. Non era mia intenzione, ma gli rispondo che non era vero che tenessi meno a loro, avevo così tante cose da fare che magari mi dimenticavo senza volerlo. Avevo visto altri teachers che si occupavano di loro, quindi la mia presenza non era necessaria. Il fatto è che ho visto delle facce fra l’interdetto e l’afflitto. Forse non mi ero reso conto che anche se ero distante da quella classe, il loro attaccamento nei miei confronti non era diminuito….anzi. Non so, qualche volta la chiamo ruffianeria nelle classi un pochino troppo vicino, ma sono sicuro che non è questo il caso. Una volta tanto, quando penso di aver capito tutto, prendo una cantonata terribile. E’ inutile dire quanto ci sia rimasto male, colpito a freddo, non me l’aspettavo. Dopo quella discussione, ho cominciato a riflettere ed ecco il perchè di questo blog. Ho rivisto tutti i loro visi e frankly non me l’aspettavo. Che dire. Delle volte sottostimo quello che possiamo rappresentare per gli allievi, sia nel bene che nel male e dimentico che l’impostazione che ho dell’insegnamento può condurre ad avere determinati risultati. Posso dire solo che le mie convinzioni nella fattispecie erano sbagliate e che non devo mai dare nulla per scontato. In ogni caso un pensiero mi aveva preso due settimane fa…e le due terze del pedagogico? Beh, mi dissi, ormai l’hai perse, sono lontane, cerca di finire l’anno nel migliore dei modi. Era nell’ordine delle cose…..forse non è così, ho interpretato male….non so, ho un mese per verificarlo. Posso solo aggiungere che l’incertezza per l’anno prossimo un pochino mi logora e as usual per non rimanerci troppo male, comincio ad abituarmi all’idea che l’anno prossimo sarò in un’altra scuola….altro giro altra corsa…… Da qui un atteggiamento definiamolo distaccato. Mah, vedremo…stay in touch. Mauro